giovedì 25 ottobre 2012

Siamo morti. Siamo una generazione di ingranaggi. Stipati nel magazzino della storia aspettando che venga il nostro turno di essere utili. Il nostro turno non arriverà mai perché mentre aspettiamo inerti, immobili il tempo passa e ci consuma finché quando arriverà il nostro momento, un'altra serie di ingranaggi nuovi di pacca sarà scelta al nostro posto. Siamo stati forgiati nel coraggio, ma cosparsi in bagni di cinismo, solitudine e denigrazione. Come un'unica grande macchina di rivendicazione  e giustizia dobbiamo avanzare, all'unisono, per grattare, scrostare e consumare questi strati. Riscattando il nostro tempo dall'oblio. Chiamando il nostro giorno con un'unica voce.

mercoledì 23 marzo 2011

Nelle Pieghe del Divano

Siamo tutti alle ricerca di qualcosa. Che ne siamo consci o meno. Amore, successo, soldi, mutande comode, speranza, felicità, shampoo alle erbe papaverine,  pace,  rispetto, o un grande pennello. Ma più di ogni altra cosa cerchiamo risposte. E' la nostra natura porci domande, e la nostra maledizione, non avere risposte certe. Abbiamo passato ere, alla ricerca del perchè siamo, a trovare un senso, a trovare Dio. Ma le risposte non dirimono i dubbi. E  mi chiedo se ci poniamo le giuste domande, se saremmo in grado di capire le risposte. Ma anche a questi quesiti non troverò risposta. Solo di una cosa sono abbastanza sicuro. Devo continuare a chiedere, devo continuare a cercare. Qualunque cosa. Perchè spesso metre siamo impegnati a cercare qualcosa, troviamo qualcos'altro, di infinitamente più importante e che magari non avremmo trovato, se lo avessimo cercato di proposito. Come quando cerchiamo il telecommando. Dentro le pieghe del divano, e per caso troviamo l'orecchino di perle di nostra moglie, il pennarello preferito di nostro figlio, cose cercate disperatamente, che ormai credevamo perdute, disperse in qualche angolo di mondo. Le risposte arrivano così, quando meno ce lo aspettiamo, nascoste tra le pieghe di un divano.

lunedì 21 marzo 2011

Pensieri su tazza

Apro gli occhi. Mi sveglio. Il primo consueto tunnel  per  la realtà è negli occhi, che mi strappa dai tumulti del mio subconscio, per fortuna. Metto un piede a terra, mi tiro su. Come sono pesante la mattina! Dirigo questo golem verso il bagno, il mio corpo non ha ancora deciso cosa vuole espellere, quindi mi siedo. Ha deciso. Prendo la carta igienica e mi fermo un attimo guardando le superbe trame e pitture che la decorano. Ne sono affascinato, ma mi chiedo a cosa diavolo possano servire dei disegni sulla carta igienica, perchè non credo che un probabile Giotto vorrebbe che io contribuissi con tinte marrone pastello alla sua opera. E non credo nemmeno abbiano una qualche utilità stimolante o assorbente o chissà che altro. Forse l'intento è quello di stimolare cogitazioni sull' estetica come questa, nel luogo e nel momento che più di ogni altro è dedicato a noi stessi. Eh sì,  nel mondo frenetico in cui non si ha più tempo per l'arte , l'arte stessa ti raggiunge quando meno te lo aspetti. Pensieri sacrileghi si affollano. "Carta igienica Donatello, tutte le opere in un  solo rotolo, e per ani sopraffini cartigienica Klimt laminata oro". Strane visioni di spot mi tormentano per qualche secondo, ma vengo riportato al presente dal fatto che non sento più le gambe, ma  il seme ormai è piantato. La domanda mi si ripresenterà ogni voltà che necessiterò di tela morbida per pittura biologica. Per adesso, contribuisco all'opera con un po' di me, e non ci penso più.